Deruta tra i centri precursori della rinascita della tecnica a lustro
di Giuseppe Alise – Marina Pescatori
Quella che presentiamo è una copia del Rapporto ufficiale redatto nel 1872 dalla Commissione esaminatrice delle maioliche alla Prima Esposizione Industriale di Deruta.
Scovato in un mercatino delle pulci, il documento – già noto agli studiosi e conservato forse in originale negli archivi comunali – “fotografa” lo status dell’arte figula cittadina nel particolare momento storico del suo rilancio in chiave neorinascimentale, evidenziando al contempo il ritorno della lavorazione a lustro nei manufatti degli artigiani locali di secondo ‘800.
Mescolando il contemporaneo all’antico
A metà Ottocento il mondo delle Arti decorative torna a guardare al passato, ciascun Paese europeo interpretando a modo suo la corrente nostalgica storicista.
Come in ogni epoca accade, anche in questo caso i fermenti culturali in atto suggestionano gli artisti e gli artigiani che, captando “l’aria che tira”, creano prodotti “in linea” che diventano presto di moda.
Non potendo dare ragione in questa sede delle diverse fonti del “fenomeno storicista”, ci limitiamo a segnalare che nel nostro Paese non poco del ritorno all’antico ha a che fare con il Risorgimento e la seguente Unità d’Italia che porta al rafforzarsi del sentimento nazionale, al desiderio di ritrovare le radici della nostra cultura ispirandosi all’epoca d’oro del Rinascimento.
È così che nel ceto nobile e borghese prevale il gusto di accostare al nuovo il vecchio, di erigere dimore influenzate dagli stilemi antichi e di arricchire i salotti con oggetti che testimonino, o almeno richiamino, la migliore tradizione artistica italiana riportandone in auge decori e tecniche lavorative.
Il revival nelle arti applicate
Accolto e veicolato a livello internazionale grazie alle grandi esposizioni, il gusto storicista trova nelle manifestazioni nazionali e locali un interessante viatico che fa da volano anche agli approfondimenti in merito allo stato di salute dell’industria e dell’artigianato. Come è noto infatti, nel secondo ‘800 fioriscono le iniziative municipali indirizzate a censire nonché individuare le necessità delle imprese produttive impegnate sul territorio nei diversi settori.
Rientrano in questo quadro anche gli eventi espositivi miranti a dare visibilità e risalto alle specifiche eccellenze regionali. E proprio ad uno di essi si riferisce il Rapporto Ufficiale del 1872 che riguarda strettamente la cittadina di Deruta e i suoi ceramisti.
La Mostra di Maioliche nel 1872
La Prima Esposizione Industriale di Deruta a cui il Rapporto in oggetto si riferisce, coinvolge a pieno titolo il settore ceramico che, orgoglio e fonte primaria del benessere cittadino fin dal Medioevo, a metà ‘800 vive un periodo di crisi così come altri centri italiani. Già dal ‘700, infatti, dopo i fasti dei secoli precedenti, i maiolicari stanno subendo un certo calo di domanda con seguente ristagno produttivo, dovuto in parte allo stato di crisi generale e in parte al cambiamento di gusto dei consumatori indirizzati adesso più alle produzioni in porcellana e in terraglia.
Voluta dal Comune per ridare slancio alle imprese locali, la Mostra di Maioliche si svolge il 17 novembre del 1872. Per l’occasione è invitato a Deruta un trio di esperti il cui compito è quello di valutare la qualità dei prodotti realizzati dagli artigiani ed assegnare premi ai migliori elementi. La Commissione, composta dal perugino professor Francesco Moretti artista di vetrate, Enea Giusti chimico della manifattura Ginori e Tito Buccolini professore di Disegno a Foligno, due giorni dopo darà conto del suo operato al Prefetto dell’Umbria attraverso un Rapporto ragionato che evidenzia pregi e difetti riscontrati nei lavori esaminati. Dalla lettura di quanto in esso esposto nasce la riflessione che induce a datare agli anni ’60 la sperimentazione del lustro rinascimentale nella cittadina umbra.
Le ceramiche esposte
Non diversamente da quanto sta accadendo altrove, all’epoca anche i ceramisti umbri guardano ai migliori esempi artistici del passato. Confrontarsi con opere del XVI secolo e trarne ispirazione, è facile per loro che vantano una tradizione antichissima e ben documentata grazie alla testimonianza dei reperti scavati presso le vecchie fornaci ed al fiorente collezionismo storico archeologico.
Nulla di strano quindi che gli artigiani derutesi presentino alla mostra del ’72 pezzi in stile neorinascimento. Meno scontata, invece, la scelta decorativa operata da alcuni espositori. Stiamo parlando in particolare dei fratelli Grazia, Salvatore (1818-1875) e Domenico (1819-1873), membri di un’antica famiglia di maiolicari, i quali, oltre ad esporre le loro apprezzate opere policrome, puntano a far colpo sulla Commissione portando all’attenzione degli esperti pezzi finiti a lustro dorato, evidentemente considerando il ritorno all’antica tecnica il loro punto di forza, la lavorazione maggiormente innovativa e pregiata del momento.*
Conclusioni in merito
Dalla scelta decorativa dei fratelli Grazia (Secondo premio Salvatore e Menzione onorevole Domenico), deriva la seguente riflessione: l’importanza del Rapporto del 1872 non sta tanto nell’essere testimonianza del suo scopo primario (dare merito alla valenza dell’operato degli artigiani locali) quanto nell’essere portatore di un interessante dato secondario derivante: alla data del 1872 i maiolicari derutesi non soltanto sono padroni dell’antica tecnica tanto da creare lustri degni di andare in mostra ma, presumibilmente, ne hanno avviato lo studio quanto meno nel decennio precedente. Questo, se da un lato fa di loro dei precursori del ritorno alla lavorazione che si sarebbe perfezionata nel corso del primo ‘900, dall’altro attesta Deruta tra i centri che a metà ‘800 sperimentano il lustro rinascimentale, similarmente a Gubbio, Gualdo Tadino e Sesto Fiorentino (Ginori).
*L’antichissima tecnica di lavorazione a lustro metallico (Egitto, VIII secolo d.C.), giunta nel nostro Paese dalla Spagna nella seconda metà del ‘400, era tra le più elaborate in uso nel Rinascimento. All’epoca del ritorno al suo utilizzo nella seconda metà dell’Ottocento la messa a punto dell’antica “ricetta” per la realizzazione ottimale non è immediata. In sostanza, la tecnica prevede che sulla superficie di una maiolica già finita (seconda cottura) venga applicato uno speciale impasto di materie che, tramite un terzo specifico procedimento di cottura, produce sull’oggetto iridescenze metalliche nei colori dell’oro, dell’argento e del rubino.
Due parole sulla famiglia Grazia
Artefici di un’antica e rinomata azienda derutese, i Grazia non sono umbri. Ubaldo Grazia, attuale titolare della manifattura, racconta in un’intervista che nel corso del XV secolo i suoi antenati ceramisti si trasferirono da Bologna a Deruta per lavorare. Documenti attestano al primo ‘500 la presenza della loro fornace entro la cinta muraria del paese già centro ceramico tra i più rinomati. La sede si sposta sulla via Tiberina solo negli anni Venti del ‘900 quando, per soddisfare la grande richiesta di maioliche proveniente soprattutto dagli Stati Uniti, si rende necessario un ampliamento.
Non è possibile ripercorre qui la storia e le vicende della manifattura che ancor oggi continua la sua produzione di maioliche tradizionali, copie dall’antico e ceramiche moderne. Pertanto, rimandiamo per gli approfondimenti al sito www.ubaldograzia.com invitando i lettori a visitare il Museo storico della famiglia per ammirare da vicino tra le altre opere anche le maioliche a lustro dorato antiche e moderne.
Si ringrazia la Manifattura Grazia per il materiale fotografico fornito